originale

P.W. Singer, August Cole – Ghost Fleet. A novel of the next world war

Singer e Cole. Immagine tratta dal sito internet di Ghost Fleet: http://www.ghostfleetbook.com/authors/

Singer e Cole. Immagine tratta dal sito internet di Ghost Fleet: http://www.ghostfleetbook.com/authors/

Ghost Fleet, “flotta fantasma”: così si chiamano le riserve della marina militare americana. Si tratta di imbarcazioni inutilizzate, tenute provvisoriamente a galla, destinate a essere riutilizzate come parti di ricambio. Non tutte sono antiquate: alcune sono anzi troppo nuove, esperimenti nautici riusciti solo a metà, o il cui costo è aumentato a dismisura durante a realizzazione e quindi mai completati. Che cosa succederebbe però, se la flotta del Pacifico andasse persa e uno di questi esperimenti fosse l'ultima carta da giocare? E se, nell’equipaggio, per compensare la perdita di uomini, venisse inserito anche il padre del capitano, che lo odia? Il destino degli Stati Uniti è così affidato alla nave più disfunzionale del mondo.

Questa trama non è però che un pretesto. La domanda cui Singer e Cole davvero cercano di rispondere in Ghost Fleet è: che aspetto avrebbe una guerra fra grandi potenze, se dovesse esplodere nel giro di una ventina d'anni? Nel romanzo si svolgono così temi come l’importanza dei droni, l’evoluzione della guerra cibernetica, l’implementazione di stimolanti e sensori sulle truppe, il ruolo dei videogiochi nell’autoidentificazione dei soldati, i problemi dell’outsourcing di prodotti fondamentali come i chip. Il libro si regge dunque soprattutto sull'alternarsi strategico delle tecnologie, che si escludono a vicenda in una specie di gioco di carta-forbice-sasso, e il suo merito principale è di rappresentare in maniera appassionante la ricerca di soluzioni quando quelle previste non sono più applicabili.

Non è comunque un libro perfetto. I personaggi non sono sviluppati in maniera pienamente soddisfacente e, in alcuni casi, i loro comportamenti sono semplicemente inspiegabili. Alcuni fatti fondamentali non vengono mai raccontati, mentre, occasionalmente, il tentativo disperato di mettere in bocca ai protagonisti una spiegazione di eventi oltre il loro controllo li forza in dialoghi che fanno a pugni con il loro ruolo.

Eppure, si tratta di pecche perdonabili, una volta che ci si accorge che il vero protagonista della storia è la guerra stessa. I suoi effetti sono descritti con precisione, nell'ambito tecnico come in quello umano: famiglie spezzate, rancori, separazioni, l’incancrenirsi delle vecchie ferite, l’annullamento della normalità nella vita civile. I militari si imbarbariscono, sperano in rappresaglie sproporzionate contro i civili, utilizzano la propria gente come bersaglio per stimolarne la rabbia, per poi trovarsi permanentemente traumatizzati, mentre la guerra risveglia anche nei civili qualcosa capace di trasformarli occasionalmente in mostri.

Uno dei personaggi principali: la rail gun.

Uno dei personaggi principali: la rail gun.

La guerra viene però presentata soprattutto dal punto di vista degli strateghi che la dirigono. Per loro, essa è un problema che va risolto per arrivare alla vittoria: e la risoluzione dipende dall’approccio che si propone ad esso. Anche qui, tuttavia, ad essere presentate sono le visioni, non i personaggi, che sono semplici strumenti espositivi.

Ghost Fleet è una buona lettura. Gli autori si sono premurati di rappresentare scene brevi, introdotte dalla loro collocazione, saltando da un lato all’altro e cercando di creare più sottotrame che si intersecano con la principale. Il libro non annoia. Tuttavia, è un libro che non sa che cosa vuole essere. L’impressione è che gli autori, e Singer in particolare, abbiano voluto usare una facies narrativa per lanciare al loro ambiente di lavoro – quello della Difesa americana – uno scenario probabile a cui prepararsi. Questo spiega anche alcuni elementi stilistici piuttosto insoliti, come il voler insistere nel fornire i nomi più completi per gli strumenti, che finisce per appesantire la lettura o spezzare l’identificazione con un personaggio, o la scarsa cura nel terminare alcune sottotrame. Quello però che evidenzia la duplice natura del romanzo è la quantità allucinante di note: trecentocinquantatré. Tutto quello che poteva essere riferito alla realtà è stato accuratamente segnalato, che si trattasse di strategie geopolitiche, hotel, sistemi missilistici o jazzisti. Le note non riportano una spiegazione, ma solo un link a siti internet. È evidente l’intento di convincere un lettore, ma un conto è la sospensione dell’incredulità, un conto è martellare annotazioni a studi accademici. Se un esperto di strategia potrà trovare interessantissimi i link, il lettore normale inizierà molto presto a ignorarli.

Un altro rimprovero che si può muovere al libro è di finire troppo in fretta. In effetti, il titolo non corrisponde agli eventi: la guerra non è mondiale, ma un conflitto convenzionale fra tre-quattro potenze combattuto nel teatro del Pacifico, che si risolve nel giro di tre operazioni. Per un’opera di narrativa, sarebbe valsa la pena di puntare a un respiro più ampio. Il fatto è che un libro di spessore maggiore (più pagine, più personaggi, più ambienti) avrebbe richiesto capacità narrative che si possono dubitare nei due autori. Non solo: avrebbe anche richiesto di andare più di fantasia, immaginando sviluppi legati non tanto all’hard power, quanto all’aspetto umano della diplomazia, che il libro preferisce ignorare.

Un’ultima critica, già rivolta da altri, si riferisce al mancato utilizzo di armi atomiche in una condizione di guerra totale. La risposta narrativa è che, in quel caso, la storia non avrebbe potuto essere raccontata. D’altra parte, se si considera che il libro è, di fatto, un saggio mascherato da romanzo, si può chiedere fino a che punto la sua interpretazione della realtà sia valida, se esclude una delle condizioni date per scontate in uno scenario di questo genere, specialmente se si considera che, nel libro stesso, il valore delle armi atomiche sul piano della deterrenza sembra oscillare selvaggiamente.

In ogni caso, Ghost Fleet resta una lettura consigliata per gli appassionati del genere e che potrebbe piacere anche ad altri. Già il fatto che il libro sia troppo breve è una critica che sa più di un complimento.

Ghost Fleet è stato scritto in inglese e non è ancora stato tradotto in italiano. A causa della sua natura “pacificocentrica”, probabilmente non lo sarà per parecchio tempo, nonostante abbia goduto di grande successo in America, dove è diventato un caso di studio e dove i suoi contenuti hanno un forte significato politico.

Prima edizione:

P.W. Singer, August Cole, Ghost Fleet. A novel of the next world war. Eamon Dolan/Houghton Mifflin Harcourt, New York 2015, 416 pp., ISBN 978-0544142848, € 23.-

Versione recensita: Kindle Ebook, € 4,99

Valutazione

Scritto per i professionisti della Difesa, godibilissimo per gli appassionati del genere, Ghost Fleet si rifà con il suo appeal scientifico delle sopportabili mancanze narrative.